Mariella De Santis
percorsi di poesia
foto di Dino Ignani
Presentiamo una selezione di poesie di Mariella De Santis tratte da tre libri: "Da luogi incerti" del 1993, "La cordialità" del 2014 e "Vinerotiche e altre delizie" del 2015. Un viaggio attraverso la poesia di questa donna che ha fatto della parola e dell'arte il suo ossigeno.
da “Da luoghi incerti” (Book Editore - 1993)
Moloch
Indovinate perifrasi
per
nascondere
il senso
Occupano gli spazi
di una vita esteriore
ed il Moloch antico
oggi è di acciaio
ma è assente calore e misura
nelle mani che toccano e non sentono.
E quel lamento
che
mi raccontava il mare piangente
nel vento
si trattiene segreto
in ciò che non può essere diviso.
L’attesa
E questa cupa malinconia
affiora
negli spazi lasciati
aperti
dalle tue aritmie
né lente né veloci
M’infuoca le tempie
questo pensiero di
tempo
che misura
ciò
che separa
Pizzico le corde
di quest’emozione
sino a quando
riesco a provarne
dolore
Mi dedico
questo perdermi
nei territori
già battuti
e
ogni
volta
sconosciuti
E invece a te dedico
questa distanza
che parla di attesa
Perché non è
più cercare
ma attendere
l’odierna virtù.
Ode della disappartenenza
Sorpresa
dall’impulso assorbito
riascolto
teneramente rapita
quella disappartenenza
al senso manifesto
delle cose
che tanto ci
faceva soffrire
invalidi
di un edonismo
chiamato
voglia di vivere.
Estranei ai
seguaci emuli
di un maldestro volere
non figlio del desiderio
ma del non sapere
Senza una chiesa
per pregare
abbiamo raccattato
parole
- disegnate come segreti,
rivolte a specchi senza immagine -
per zavorrarci al suolo
tanto era forte la
spinta a scappare.
E tenacemente ora
ci è caro
il senso rischiarato
nel passo più incerto
mentre intorno
guardiamo
quello in cui
oggi
con
snobistica purezza
disapparteniamo.
da “La cordialità” (Nomos Edizioni 2014)
Muri alle spalle
Arriva a ondate il passato
Grandi muri alle spalle
Cadono d’improvviso
Sulla scrivania, nella tazza del the.
Troppa vita? Le chiedo
Alla mia età è solo tanta
Risponde Silvana torpida nel corpo pesante
Lasciando qualche capello tra le dita
Della mia mano già distante dalla sua testa.
Gesto d’infanzia
Prendere il bicchiere con due mani
Ricordare il gesto d’infanzia
Dovuto a poca forza, a tema d’ira.
Il genitore esausto, il ceffone pronto
Ad arrivare, la disposizione a chiedere
Perdono e gli anni davanti pungenti
Sotto i piedi, oggi sono in quel fragile gesto
Ricomparso a sorpresa.
Ditemi voi
Ditemi voi se non è pregare
questo bisbiglio continuo
del mio corpo, questo suo
muoversi partecipe al vento,
al sole, all’altrui riso o pianto.
Ditemi voi se non è pregare
questo fervore con cui siedo
tra uomini, cose e differenti forme
simile a penombra nel confessionale.
Salutarsi sempre
Salutarsi sempre, col sacchetto del pane in mano
sull’ultimo gradino di casa, sotto la luce sbieca
della metropolitana, tra i colleghi di ufficio.
Salutarsi sempre, dita contro dita
guancia su guancia o a labbra socchiuse.
In stazione imbarazzata lasciare una moneta
a chi la chiede, mentre il treno su cui tu sei
da me e dalla città operosa ti allontana.
Salutarti sempre, te che sopra ogni altro amo
fingendo di ignorare l’addio in agguato
in ogni nostro arrivederci.
Poco più da lontano
A volte morire è soltanto vedersi
Poco più da lontano
Affrettare la mano nel saluto festoso,
Lasciare andare il passo
Mentre tutto torna come non è mai stato.
da “Vinerotiche e altre delizie” (Leggeredizioni 2015)
Un gioco condotto molto seriamente
Ai miei amici, ai mici lettori d'affezione e ai nuovi che spero d'incontrare dedico l'intenzione di poesia che attraversa questo libro.
Tutta la raccolta è nel segno della poesia giocosa, a volte più espliciti riferimenti alla tradizione, altre con assoluta libertà.
Il filo tematico che l'attraversa è la civiltà del piacere, il bene del bene, l'eros, I ‘amore ma colti nella loro quotidianità con la forza cesellante le azioni e i pensieri, tra lapsus, inquietudini, fantasie e ricominciamenti.
La prima parte del volume, Vinerotiche, ha alla base un lavoro sulla conflittività del linguaggio. È stato adottato con fedeltà apparente il lessico enologico per poi ribaltarlo sul proprio asse e farne materia di poesia d'eros; la seconda, altre delizie, raccoglie la multiforme presenza dell’alimento nei nostri rapporti intimi o sociali come codice di relazione, di memoria e -mai scontatamente- di gioia.
Concludo con un voluttuoso Magnificat perché mi parso di non poter tralasciare i meravigliosi piaceri che dallo spirito possono investire il corpo...
Ma se la poesia è allegra, tirata su con mano leggera per volontà di dono, essa è altrettanto fedele ad una volontà di scrittura che non abdica al suo compito di mettere ordine, come meglio di quanto io possa dire ha scritto Ingeborg Bachmann: "Scrivere è mettere ordine, e le componenti che mettono ordine derivano da un processo in cui il rapporto soggetto-oggetto, il rapporto individuo-società è scosso di continuo.
Ho sempre osservato il fascino che avvolge il gioco condotto dai bambini, l'allegria ma anche la concentrazione, l'impegno che pongono nello scomporre regole e inventarne altre. Si ha talvolta l'impressione che per loro il gioco sia anche fatica -e probabilmente lo è- per concluderlo bisogna conoscere il conflitto, la frustrazione ma intanto si avverte che qualcosa cambia, si diviene più forti e meno invisibili e questo dà forza al gioco.
In qualche maniera è quanto io sento di aver fatto con questo libro, toccando, spostando, ricomponendo, pensiero, esperienza e desiderio. Non scompare il mio tema della disappartenenza, ma non si esprime più per negazioni, quanto per affermazioni. Se esiste un mondo di cellulosa al quale non mi sento di appartenere, esiste anche una dimensione di comunità del vivere dalla quale non mi sottraggo ma che non include frastuono e insensatezza.
Mariella De Santis
Tra due dame
Ti piacque quella dama verdolina
composta e armoniosa.
La punta d’amarognolo però
non avevi immaginato
e ti mancò il mio odore
di rosa e di lampone.
A me il maschio piace
frizzante e delicato
a mi nascosi lesta
tra il rovere e il castagno
lasciandoti avvampare
per l’ira e il dispetto.
Poi verso il prato
deciso m’accostasti
rapido placando
con nerbo e autorità
quella mia grande fame
(imp)avida di te.
L’amore improvviso
Non sei a me compagno per il pasto quotidiano, ti
inebria far l’amante, l’ospite imporvviso
il fine intenditore di libagioni e mense.
Io illimpidisco fingendomi nervosa,
vesto il corpo pieno di giallo damaschini,
vengo a te rasente e t’offro l’uva spina,
guido la tua mano tra gli acini migliori
poi porto alle mie labbra il chicco preferito
se non chiudo gli occhi, so che mi confondo.
Ti fai confidenziale, intenso, persistente:
“non sono di passaggio, vedrai oggi mi fermo”.
Forse non è vero un attimo è il tuo oggi
ma rido maliziosa facendomi abboccare.
Distrazioni
Soddisfatti i doveri del mondo,
corro verso una casa
custode di silenzio.
Aspettandoti infilo come un pigiama
il nome che mi hai dato,
e sosto tra le prossime parole tue.
Distratta impasto coi pensieri
una frittata all’odor di mare
ma oggi è molle il polso
non regge la girata.
Nel piatto infranto guardo
pezzi di uova e alghe
cercando di capire se stasera
ci basterà il pensiero
per imbandire la cena
di un amore di ogni giorno.
Mariella De Santis è nata a Bari nel 1962 e vive tra Roma e Milano. Nel 1991 viene segnalata al Premio internazionale Eugenio Montale per la sezione “Inediti”. È stata vicedirettrice della rivista «Smerilliana, luogo di civiltà poetiche». Tra le sue opere più importanti ricordiamo: Da luoghi incerti (Book Editore, 1993), La cordialità (Nomos Edizioni, 2014) e Vinerotiche e altre delizie, ripubblicata nel 2015 da Leggeredizioni.