Emanuela Limongelli Mariotto
"La soglia" (Manni 2023)
Mi è stata donata dall’amico Franco Canavesio la silloge La soglia di Emanuela Limongelli Mariotto, autrice che io non conoscevo in precedenza. In un anno tuttavia l’editore Manni ha pubblicato di lei due raccolte di versi, questa e Le ragioni del corpo, e un libro in prosa Album di famiglia in bianco e nero. Ci sarà una ragione di tre libri editi in un anno, ho pensato, molto stimando l’attenzione di questa casa editrice per la poesia in particolare e, in effetti, non sono stata delusa.
Mi ha coinvolto profondamente la lettura di questa poetessa sostanzialmente per questi motivi:
*     l’essenzialità del dire che si sposa a chiarezza lessicale, senza ricerca di oscurità o barocchismi, tanto di moda e tanto superficialmente astrusi oggi. Ne deriva una lucidità concettuale e di scrittura penetrante e condivisibile per il lettore, che si ritrova nell’immediato nel testo e nel pensiero dell’autrice. È una poesia che raramente passa attraverso l’esperienza personale, pochi i riferimenti individuali: si arriva subito al generale, alle problematiche del nostro mondo, del nostro tempo.
Cosa essenziale per chi scrive poesia. Sempre.
*     Ma come si arriva a questo raro risultato? Con una forma particolare: figurata ma lineare (sembra un ossimoro, ma non lo è), con elementi tradizionali e surreali insieme. Con la fantasia dell’artista disincantata e surreale, appunto, e insieme la durezza della realtà , che non è virtuale purtroppo, ad ancorarci violentemente a un presente ostile, doloroso e contraddittorio. La mescolanza di elementi apparentemente opposti arriva a una sintesi sorprendente.
*     L’autrice non abbandona il lettore a questo percorso tra reale e surreale, che potrebbe suscitare difficoltà senza una guida. Spiazzante l’exergo (epigrafe iniziale) tratto da Alice nel paese delle meraviglie. Alice: per quanto tempo è per sempre? Bianconiglio: a volte solo un secondo.
Illuminante. Così la prima poesia
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Introibo
Si è messo in moto il popolo delle memorie
questo supercadere supersussultare.
Non sarà consumato fino a che
non sarà consumato, obliquamente.
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Il libro consta di due sezioni: Da un buco nella rete e La soglia.
Nella prima parte sono più frequenti i riferimenti ad Alice, a quadri amati (Giambellino, Bruegel, De Pisis), a figure simboliche, ad aspetti personali che sfumano nell’universalità .
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La Regina di Picche
L'ordine fu dato all’insaputa
Si schierino le carte i fanti
facciano formazione, il Gatto
compaia sopra il ramo, Alice
non inventi parole, il Cappellaio
versi il tè con perizia tutti
tutti disposti a inseguire il Coniglio
nella Tana –.
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*
Noi morituri
nel Ferragosto senza limite certo
di ore o
solite cose –
trascinati via
in campi di periferia
d'improvviso incendiati
di vuoto.
Qualche albero asciutto,
lo svolare di un passero.
Tra le ringhiere su questo
puntiamo gli occhi,
il cuore sperso.
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*
cadere come Alice
corre, corre il Coniglio,
nei gorghi giù a spirale
cercare qualche appiglio
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(vuoi essere felice?
può essere letale)
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Quando finisce il vuoto?
continua all’infinito,
vorresti riposare
ma non c’è scampo e correre
diventa inevitabile
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*
Lazarus 2
Non c'è nessun buco nella
rete. Lì corrono i poeti
raspano a terra, sbattono
le ali. Lo fanno con grande
precisione, non gli resta
nient’altro.
Così vanno senza scampo
perché feroce è la loro persuasione.
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*
I capelli delle mamme malate
non sono ben pettinati
parrucchiera, niente
parrucchiera la notte
che li rizza
la testa schiacciata sul cuscino, aspettano
un pettine di figlia, qualche parola antica
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La seconda sezione, La soglia, è molto diversa per contenuto e per stile espressivo: l’autrice sin svela di più nel suo sentire, nell’interiorità dei suoi affetti e si esprime con la voluta semplicità dei ricordi che si ammantano di quella tenerezza che proviene dal passato. Il clima spesso è dolce, quasi ovattato dalla memoria, lento come un adagio musicale, i verbi si allargano in un imperfetto che non è tronco e secco come il passato remoto, ma si prolunga invece nel tempo con un effetto non solo funzionale al distendersi della poesia, ma è procedimento elegiaco, è un protrarsi della memoria con effetto duraturo nel tempo dello spirito. È andamento lento e sacrale di forte religiosità .
Nelle ulteriori poesie che propongo, di argomento vario, segnalo la voluta semplicità del dire, la mancanza di metafore, di simbolismi, se non in De hoc satis e forse in Toccami. Non sono necessarie qui forme artificiose, complesse, del dire: sono percorsi di vita comuni a tutti, Si svolgono più o meno uguali nella loro essenza. L’arte e gli eroismi stanno in re ipsa, nella vita vera. La luminosità in questa sezione coincide con la stringatezza e con una semplicità formale che può sembrare avvicinarsi alla narrazione, ma è assolutamente poesia.
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Come una madeleine,
un profumo mi ha riportato
alle domeniche d'estate
quando andavamo a mangiare sulla Muzza
tra il verde degli alberi e il rumore lieve del canale.
All’ombra, ancora impastati di sonno,
i sensi intorpiditi dal riposo,
finivamo di svegliarci.
Tutto era lento, l'acqua che scorreva,
il nostro parlare,
il respiro.
Presi dalla calma e dal silenzio,
una dolcezza antica ci avvolgeva.
Tutto era a posto,
tutto ci apparteneva.
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*
Padre III
Non hai avuto un padre
che ti aprisse le porte del mondo,
che ti prendesse per mano
guidando i tuoi desideri.
Così, hai scelto gli angoli e il silenzio.
Le tue rare parole, un dono,
ma eri allegro con noi
e della mamma ti sei preso cura.
Ora mi guardi da una foto, un sorriso dolce,
come eri tu.
Padre, dice il Poeta, anche se tu non fossi mio padre,
lo stesso ti amerei.
Ecco, il pudore ci ha impedito di dircelo,
ce lo diciamo adesso
che siamo vecchi entrambi, tu nella foto io
nella mia casa.
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*
27 Gennaio – Giorno della Memoria
La Bambina dal cappotto rosso
camminava in mezzo agli altri
ignara ancora del suo destino.
E milioni di scarpe, poi, hanno trovato
e milioni non han più camminato.
E milioni di occhiali hanno trovato
e milioni di occhi ormai accecati.
Servono occhi, ancora,
per vedere,
servono passi, ancora,
per camminare.
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*
Risposta a un amico poeta
Non è sofferenza, no,
solamente un po' di nostalgia.
Sono silenziose le giornate, sai,
anche se il silenzio mi accarezza l'anima.
Sento il ticchettio dell'orologio.
Non dovrei tenermi cari i ricordi?
Non dovrei rimpiangere le occasioni perdute?
È di questa saggezza che mi nutro,
che riempio i miei versi,
se li vuoi.
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*
De hoc satis
Dissero:
fai come Ulisse e lei partì.
Interpretò due parti,
sotto cieli diversi.
E tornò mendicante.
Penelope non c'era
per metterla alla prova.
Penelope era lei.
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Marvi del Pozzo
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