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Alba Donati
Tu, paesaggio dell’infanzia
tutte le poesie (1997-2018)
La nave di Teseo 2018




Alba Donati, pseudonimo di Alba Franceschini, è poetessa lucchese. Giornalista radiotelevisiva per Rai3 e Radio3 esordì sulla rivista Poesia, presentata nella rubrica di Milo de Angelis dedicata ai giovani poeti trentenni. Nel 2022 è uscito Tu, paesaggio dell’infanzia – tutte le poesie (1997-2018) per La nave di Teseo.

È del 1997 il suo primo volume importante, La repubblica contadina, insignito dei premi Mondello opera prima e Sibilla Aleramo. L’architettura complessa di questo suo libro è molto interessante: ritroviamo in nuce i temi distintivi che l’autrice non abbandonerà nel corso della sua poesia matura e, contemporaneamente, emerge la peculiarità di una dirittura morale, di una coerenza personale, che la porteranno sempre a schierarsi con i più deboli con risolutezza. Nel caso di questo primo libro, attraverso le memorie degli orrori bellici del passato celebra il piccolo mondo contadino, onesto e lavoratore, che lei conosceva bene e che fu vittima innocente dei crimini di guerra.

La nitidezza etica ed estetica della semplicità della vita a contatto con la natura, l’attenzione per le più piccole forme di vita vegetale, direi anzi una ricerca amorosa, materna, di preservazione per le piccole piante , per i fili d’erba, mi fanno capire che l’esistenza di Alba è quella di una persona che non è solo un poeta, ma sa vivere poeticamente, il che è un’altra cosa.  È avere uno sguardo più attento su cose e persone, averne empatia, nel senso forse più filosofico che psicologico di immedesimazione, nel riuscire a coglierne le voci sommerse, gli stati segreti.  È anche accorgersi dello snodarsi della gioia o della sofferenza nelle cose, nelle piante, nei piccoli animali e, allo stesso modo, sapere adeguare al sentire il flusso della propria vita perché sia armoniosa con il tutto. Non siamo solo noi che diamo vita alle cose esterne con il nostro spirito e lo animiamo (appunto letteralmente), ma stabiliamo uno scambio, un colloquio, non un monologo, con i tre regni del creato che vivono, in un periodo più lungo o più breve rispetto alla nostra esistenza, la stessa lineare elementare sorte di origine, di sviluppo, di fine.

Questo atteggiamento della Donati mi pare il portato di un’anima estremamente razionale e sensibile nello stesso tempo, che io interpreto in modo strettamente laico, molto dissimile – per intenderci – dall’estatica laude del Cantico delle creature di Francesco d’Assisi, anche se lo sguardo può sembrare avvicinarsi di primo acchito. Direi che analoga è solo l’attitudine a considerare il creato non come campo di strumentalizzazione e sfruttamento da parte dell’uomo, ma come compagno di viaggio concessoci, fonte di colloquio tacito, di rasserenamento, di scambievole bellezza.

 

Relativamente al tema dominante del primo volume di versi La repubblica contadina, l’esistenza di persone care del mondo rurale, sofferenti o scomparse per gli orrori dell’ultima guerra, viene compendiata nella vicenda di una società globale, ‘esterna’, malata e colpevole: è la storia, quella delle grandi vicende politiche e delle piccole storie comuni, il che sfocia poi alla lunga nella Storia con la ‘S’ maiuscola e ne fa fede l’exergo di Eliot dai Quattro quartetti: E non la vita di un uomo soltanto. Da questa silloge, ripresa in Tu paesaggio dell’infanzia, mi piace riportare la commovente lettera di una mamma alla figlia che deve sapere, dove la figlia è la poetessa stessa che dà voce a sua madre.

 

Lettera a mia figlia


Non è stato facile, credimi, attraversare il 1944

attraversare notti buie e senza rumori

mentre il vento muoveva la casa nell'universo.

Era una navicella che volava alta sulle brughiere

di un paese lontano, che attraversava macchie sconfinate

battute solo dal freddo e dalla neve.

 

Sarei tornato amore mio, dicevi la notte, sarei lì con te

se i miei piedi non fossero volati come foglie nel vento d'autunno.

Come niente avrebbe aperto la porta

avrebbe scricchiolato la scala di legno

avrei sentito il colpo dei suoi passi di uomo. Avrei sognato.

 

Non è stato facile, con le granate che inchiodavano

i rami del pesco al terriccio dell'orto, diventare una donna.

E ho aspettato tanto prima di sedermi a bere un bicchiere di latte

o mentre uscivo la mattina presto incontro alla mia vita.

 

Si dice che ogni vita migliora quella precedente

ma anche la ripete nella sua parte più disperata

chi viene dopo è più sofferente, e, credimi, Alba,

una vita non è sufficiente per capire qualcosa

ma due sono necessarie per vedere almeno un sorriso

lampeggiare in fondo agli occhi, schiarire un poco la mia vita.

 

Io te lo lascio: il mio giovane marito che non è tornato e quella strada

che altri percorreranno ma non lui: “un giorno – mi dirai – la Russia

mamma, uccide i suoi poeti, quelli più belli, i più giovani, i più

emozionati, ma non dobbiamo preoccuparci, essi ritorneranno

cavalli, baci, corvi, cieli chiari, navi a volte persino torneranno

sotto false sembianze per insegnarci i. loro nomi... cavallo

Aleksandr... bacio Sergej...  corvo Osip ... cielo chiaro Marina...

nave Vladimir... “

 

Alba Donati ha una voce sommessa, non si fa avanti sgomitando, non parla del suo io; preferisce il canto corale, sceglie l’ombra riposta e carezzevole della sua campagna, rispetto a luci sfolgoranti metropolitane, coltiva fiori poetici e verdure concrete e tutti quegli affetti sinceri che appunto vanno coltivati: amori, familiari e persone comunque care, che hanno un posto preciso nel cuore e nella mente, vivi o defunti che siano, per quanto al centro sempre presenti permangano le forze vive che determinano il fulcro della sua affettività, Laura Rosa la sua bambina e sua madre. Sono tre generazioni di donne forti, generose, semplici e contadine nell’animo, ma con quella aristocrazia di spirito che è onestà, coerenza, vocazione a lottare per un mondo più libero e aperto, quello che lascia spazio anche ai sogni, alle speranze, ad una positività fiduciosa sul destino degli uomini e sulla vittoria finale del Bene.

 

Una bambina


C'è una bambina che con una certa ostinazione dice:

“a me i maschi non mi piacciono, solo le femmine!”

Non avrà mica sentito cosa fanno gli uomini alle donne in Bangladesh

O non avrà letto di Jacqueline Newton che ebbe il viso e il corpo

bruciati dall'acido muriatico ad opera del marito che lei voleva lasciare?

 

O avrà forse sentito che in Galles, per dirne una,

ogni settimana due donne muoiono uccise dai loro uomini?

Non si sarà informata, per caso, sulle infibulazioni, le sterilizzazioni,

o altre robe del genere? E dei padri che violentano le piccole bambine?

Non avrà mica riflettuto sul perché le donne mai uccidono gli uomini

e sempre ne sono uccise?

 

No, lei dice che all'asilo i maschi le danno le spinte.

E questo lei proprio non lo capisce. Che bisogno c'è di correre

e di spingere? Quella bambina non ha ancora studiato la storia

ma ha un'idea tutta sua di come ogni storia dovrebbe cominciare:

c'era una volta una principessa in un regno incantato.

 

Nella poesia Una bambina, con toni apparentemente delicati, affronta in maniera accusatoria netta la discriminazione ancora tristemente in atto verso il genere femminile, enuncia le violenze perpetrate nel mondo sulle donne.  È un atto d’accusa efficace e, a suo modo, violento più di qualsiasi requisitoria. Alba, coerentemente, dà un esempio con la sua vita, oltre che con la sua scrittura. Per quanto i suoi libri siano super premiati, per quanto in molti campi sia conosciutissima, per quanto abbia meritatamente sostenuto la carica di presidente del prestigioso, storico, Gabinetto G.P. Vieusseux a Firenze, la sua vita non è mai sostanzialmente cambiata negli anni. Si alterna tra Firenze e Lucignana, il paese della Lucchesia dove vivono con lei memorie e affetti da sempre, dove sono la sua casa e la libreria, aperta nel 2020, inserita tra le venti più affascinanti d’Europa. Alba Donati ha scritto in prosa il diario dei primi sei mesi della vita sua e della libreria a Lucignana (gennaio - giugno 2020), La libreria sulla collina.  È già tradotto in dieci paesi e si appresta a diventare soggetto cinematografico.

 

In definitiva la poesia della Donati non rispecchia solo il suo modo di sentire, ma è il suo modo di essere, di comunicare col mondo in modo colloquiale, senza astrusità concettuali o verbali. Noi lettori ci riconosciamo nella sua poesia, instauriamo un dialogo segreto con lei perché le riconosciamo il coraggio di trasferire agli altri, senza filtri, verità di testa e soprattutto di cuore. Per autenticità lampante diventa credibile a tutti noi, condivisibile vuoi nei sentimenti privati, vuoi nell’ambito ‘civile’ che percepiamo parimenti vero, e passa da autore a lettore una corrente da interiorità a interiorità.  È difficile al giorno d’oggi sfuggire alla retorica dei sentimenti, perché non siamo più abituati a mostrarci per quello che siamo; ne abbiamo quasi paura: timore o pavidità? Ben vengano voci ardite e cristalline, di epopea e di lirismo, di coralità e di soggettività, sempre coraggiose e libere.

Per inciso, in conclusione mi permetto un’osservazione personale aneddotica. Negli anni di pandemia, il quotidiano La Repubblica aprì nelle varie sedi regionali la pagina La bottega della Poesia, testi poetici dei lettori, scelti, coordinati e commentati da un poeta-giornalista responsabile di quella pagina ricorrente, ognuno per una sede regionale. Seguii occasionalmente la rubrica delle sedi di Milano, Genova, Firenze, oltre di fisso  quella della mia città, Torino. Non conoscevo, in questa particolare attività, la poetessa Donati, responsabile della pagina di Firenze, ma in coscienza, rispetto a tutti gli altri suoi colleghi, mi colpì in quanto unica a dimostrarsi in sintonia con i lettori poeti con poche parole costruttive e puntualmente riferite ad ogni singola persona, rivelando altresì impegno e passione per la magia della poesia, centro della sua esistenza come della mia. Per me una forma di riconoscimento: anche nelle attività marginali e minute poetessa d’anima, e non di professione, si rivelava a chi sapesse cogliere, tramite pochi cenni, il miracolo della poesia.

 

Vi lascio con alcuni testi, Notte di San Lorenzo, Meridiani, In limine, che mi sono cari per essenzialità di sentimenti semplici e veri, quelli che non richiedono giri di parole o astrusità concettuali, ma esplicano nel modo più diretto il senso della vita e la gioia consapevole di fare parte del mondo. Superano ogni riferimento individuale e ci rendono tutti intimamente solidali con chi ha scritto, interpretando quello che vorremmo sapere dire noi.



 

Notte di San Lorenzo


Dormite insieme nello stesso letto

con i vostri ottant’anni di differenza,

del mondo non sappiamo più niente:

non ascoltiamo i telegiornali

né tantomeno compriamo un giornale,

abbiamo scelto il silenzio, l’accadere del giorno,

lo spazio intorno alla nostra casa.

 

Se c’è da andare in farmacia, andiamo

se c’è da andare alla posta, anche

ma per il resto abbiamo deciso

di coprire a grandi passi il selciato

davanti alla porta e di salire e scendere

le scale tante volte per prendere e portare.

 

Poi quando vengo a dormire vi separo:

ti metto nel letto piccolino e io prendo

il tuo posto nel letto matrimoniale.

Salgono gli spiriti nella stanza

attratti dalla mancanza di rumori,

anche un’aria stellata avvolge le mura

e noi veleggiamo tutta la notte,

Tu alla ricerca della Strega Malefica,

io di te, e tua nonna di te, di me, e del suo primo amore.

 

*

Meridiani


La sera ti guardo dormire:

la bellezza degli occhi meridiani

adesso chiusi e la bocca-parola

che respira solamente.

 

Fuori la notte cittadina fa ruotare gli astri lenti:

Urano il pianeta dei cambiamenti

e Nettuno, piccolo e roccioso,

dove nubi e vento corrono per notti

e giorni spettrali, Nettuno,

che presiede lente metamorfosi

e infine Plutone lontanissimo.

 

A questa musica identica tra te, il tuo respiro

e il cielo, a questo passo comune

per sterminati spazi, io mi riposo.

 

*

In limine


Amo le piante che crescono

vado a guardarle ogni mattina

mi precipito giù dal letto

corro in terrazza per vedere

 

che sia successo nella notte

quanti nuovi germogli nati

se nuove foglioline e se i colori

siano più screziati o meno,

 

cerco i segni di piccoli lutti,

assideramenti o collassi da caldo,

catastrofi delle tenebre

 

mi prende la paura di essere

una cattiva giardiniera, una che può

uccidere senza sapere come.

 

Fosse insomma mia la colpa

se mancassi di cura

di parole giuste.

 

Ma no ma no

Il mio cane mi adora

e dunque so accudire

sono salva.

 

 Marvi del Pozzo

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