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A proposito di HAIKU…
Francesco De Girolamo
Luci segrete
(Il ramo e la foglia edizioni 2023)


Francesco De Girolamo, nato a Taranto ma romano di adozione, è poeta  e regista teatrale, oltre che critico letterario. A sua volta, per i propri libri, ha avuto prefazioni e annotazioni da parte di importanti personaggi dell’ambiente culturale italiano, come Gabriella Sobrino, Elio Pecora, Giorgio Linguaglossa.

Il libro di cui vi parlo oggi è Luci segrete, Il ramo e la foglia edizioni 2023. Molto curato nella forma, come del resto ogni libro edito da questa raffinata casa editrice, corredato da immagini di Laura Medei, ieratiche, suggestive ed essenziali pur nella loro eleganza vagamente liberty, si presenta come un libro di haiku. Questa forma poetica classica giapponese, di cui altre volte ho parlato, ha una notevole fortuna da noi attualmente, anche se in Occidente si ha la tendenza a mantenerne rigorosamente la forma in tre versi (5 - 7 - 5 sillabe), ma si modificano notevolmente gli elementi contenutistici, fino a trascurarli del tutto. Va detto ovviamente che gli haiku hanno caratteri essenziali legati a un orizzonte culturale ben diverso e a tempi storici lontanissimi: Yasuhara Teishitsu, per esempio, nasce nel 1621 e muore nel 1673; Matsuo Bashō, nato nel 1644, muore nel 1694. Degli haiku classici oggi resta ben poco, soprattutto da noi. Se vogliamo, anche la forma in tre versi di diciassette sillabe totali non è significativa. In Teishitsu, per esempio, abbiamo versi di 5-8-8 sillabe per un totale di 21, in Bashō troviamo talora alternanza di un verso breve (3-4 sillabe) ad uno lungo (5-6 sillabe) seguito da altro breve (3-4 sillabe). Comunque in Italia la forma delle 17 sillabe totali è universalmente seguita dagli amatori degli haiku, dicevo molto meno invece le regole relative al contenuto.

Nell’haiku tradizionale, il primo verso fa rigorosamente riferimento a un tema stagionale, il secondo a un momento presente, anche personale, il terzo o è una conclusione del secondo verso o la presentazione di una seconda immagine. Ad esempio:

 

Giorno di pioggia                              [elemento stagionale]

attraversano il cancello                      [situazione presente]

i fiori di iris                                       [soggetto e conclusione del secondo verso]

                        Itō Shintoku

 

Ovviamente nel mondo occidentale, pur mantenendo l’elemento stagionale o una componente naturalistica e nel secondo  verso o il momento presente (magari di chi scrive),  il terzo verso conclusivo può avere una sospensione psicologica. Ma perché l’haiku resti tale, seppure con qualche libera interpretazione, gli elementi classici – a parer mio – non dovrebbero essere stravolti. Voi lettori a questo punto penserete che io sia una rigorosa cultrice di haiku, per questo mio puntiglioso assunto. Invece no: proprio per niente, ma se si segue una via che non è del nostro mondo culturale, allora se ne seguano anche le regole.

 

Venendo al libro di De Girolamo che giustamente – pro domo sua – contesta le regole classiche dell’haiku, devo dire che anche sulla citazione inizialmente proposta, di Roland Barthes, non sono d’accordo. Non è vero che l’haiku non descrive mai: parte sempre invece dalla concretezza, si eleva solo poi allo spirituale dopo un riferimento preciso, siano I fiorenti ciliegi – brina sopra i campi – Il fumo si leva – suono del vento - verso del corvo e così via… Allo stesso modo non è vero, per fortuna, che l’arte occidentale ha il vizio di trasformare l’impressione in descrizione, come afferma Barthes. Capita oggi, è vero, ma quasi sempre in poeti mediocri, almeno secondo la mia lunga esperienza.

Con tutto questo mio sproloquio iniziale, haiku o non haiku, la poesia di De Gerolamo mi piace nella sua concisione e nei suoi risvolti psicologici proprio nelle parti, è paradossale, in cui più si distacca dall’haiku classico. Mi riferisco ai testi di pagina 24:

 

Dal vuoto denso

si sente nel silenzio

come un lamento.

 

*

Nuvole scure

velano di penombre

vecchie paure.

 

e di pagina 26 e 27:

 

Oltre l’attesa

un suono sconosciuto

svela l’assenza.

 

*

Dietro l’assenza

una muta promessa

quieta l’attesa.

 

in cui nel gioco di parole e di concetti emerge un notevole, veritiero, risvolto psicologico e filosofico.

Mi sono molto piaciuti i testi di pagina 35:

 

Fulmini bassi

infiammano il canneto:

socchiudo gli occhi.

 

*

Fendono l’ombra

rischiarandone il manto

tremuli lampi.

 

dove le immagini risultano eteree, indistinte, evanescenti. C’è un pensiero astratto totalmente estraneo alle figurazioni concrete dell’haiku, ma profondamente affascinante. I processi della nostra mente sono complessi: l’immagine, questa volta concreta ma poetica allo stesso tempo, si apre, nella metafora ardita, ai lampi della mente, alla folgorazione di un momento che riesce insospettatamente a dare chiarezza, per un attimo o per sempre, al muro d’ombra e di insicurezze in cui ci troviamo, fragili creature in balia del mistero. Una sintesi mirabilmente concisa di uno stato d’animo universale.

Le luci segrete di De Girolamo brillano di parole-chiave pregnanti e allusive sul percorso esistenziale dell’uomo (occidentale in particolare e, soprattutto, in questi nostri tempi). In quinari e settenari (anche secondo la metrica italiana) vibra il mistero di ombre alimentate da silenzi sconcertanti. Sulla soglia dell’uscio (è il varco montaliano della Casa dei doganieri?) l’incompiutezza è la regola. Attesa e assenza, come abbiamo visto, nelle poesie giocano a rimpiattino. Siamo ben lontani (per fortuna, dico io) dal mondo fatalistico e per nulla individualistico dell’Oriente. L’atarassia non ci compete. Noi, uomini d’Occidente, non vogliamo essere egocentrici, però siamo qui come soggetti attivi, individualisti, a vivere, a soffrire, a combattere per capire e nella sofferenza, migliorare noi stessi e, migliorando noi stessi, forse cambiare anche solo di un atomo il mondo.

Il poeta vero lo sente come suo compito: non gli è sufficiente cantare il filo d’erba che nasce o la primavera in fiore. Si sentirebbe autore della Vispa Teresa!

Marvi del Pozzo



 

 



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