Dislocazione: per una fenomenologia della depressione (Ed. Progetto Cultura) di Lucia Triolo letto da Cinzia Marulli
- infoparolapoesia
- 2 mar
- Tempo di lettura: 4 min

"Dislocazione: per una fenomenologia della depressione " (collezione di quaderni di poesisa Le gemme per le Ed. Progetto Cultura) di Lucia Triolo è una raccolta poetica intensa che offre uno sguardo penetrante sull'esperienza della depressione.
L’opera si apre con un Ante Litteram composto da 3 quartine e un verso finale che ci predispongono, ci aprono alla tematica trattata. Sono versi intensissimi che ci fanno entrare immediatamente dentro il sentire della depressione. La prima quartina (Cosa ne sai di una disperazione che/ procede/ ammobiliando il volto/con oggetti rotti?) è un rivolgersi al mondo esterno, all’altro da noi e pone l’accento sul senso di solitudine, sull’incomprensione circa la condizione di sofferenza della depressione. Con la seconda quartina entriamo ancora di più dentro a questo buio profondo (visto da dietro/ (particolare trascurabile e tremendo) /l’abito dei colpi di testa/ era sbottato sulla morte/). Nella terza e ultima quartina e poi nel verso finale vi è un urlo di disperazione, quasi una richiesta di aiuto (la bestia in me insiste/ come un sudario nero /a ringhiare contro la carne/di parole /io non ne posso più̀!). L’opera pur essendo estremamente minimale (i quaderni di poesia Le gemme sono composti da 32 pagine) è strutturata in 5 tempi ed un epilogo e, a chiusura di tutto, un ulteriore testo intitolato “Ricorda”. I cinque tempi sono Risveglio, Affrontarsi, Evitarsi, Pensieri e Ragnatele e hanno tutti, compreso l’Epilogo, ad esergo una citazione di T.S. Eliot (da Prufrock e altre osservazioni e da La terra desolata) e proprio queste citazioni creano un dialogo intertestuale che arricchisce il significato dell’opera. Esse non sono solo un omaggio, ma anche una chiave interpretativa.
Rappresentare in poesia la depressione richiede un linguaggio poetico specifico, così Lucia Triolo utilizza un linguaggio ricercato con immagini potenti, evocative, spesso disturbanti. Sono presenti metafore e similitudini insolite come, ad esempio nella prima quartina dell’Ante Litteram sopra citata ("Cosa ne sai di una disperazione che/ procede/ ammobiliando il volto/con oggetti rotti?".). Allo stesso modo la sofferenza è resa tangibile attraverso immagini crude (pag.12: ogni precauzione/ è come un manganello addosso/ alla disperazione:). Il linguaggio poetico che usa Lucia Triolo scolpisce la nostra mente e la nostra anima. È un’alchimia di parole che non descrivono, ma ci fanno vivere la depressione riprendendo l’insegnamento poetico di Vicente Huidobro, il noto poeta cileno fondatore del creazionismo poetico, che nella sua poesia manifesto Arte Poetica scrive: Perché cantate la rosa oh poeti/ fatela fiorire nei vostri versi! /. Così nella poesia di Lucia Triolo non vi è la mera descrizione della depressione ma, come detto all’inizio, una vera e propria esperienza depressiva.
Entrando nell’anima dell’opera possiamo dire che si tratta di un’esplorazione fenomenologica della depressione attraverso la poesia, con un'enfasi sulla dislocazione del sé, la perdita di identità, la solitudine, l’espropriazione di sé e la difficoltà di esprimere la sofferenza interiore.
Il concetto cardine dell'opera è la "dislocazione" intesa come una profonda estraneità dal proprio sé. Il corpo diventa quasi un oggetto alieno ed è presentato come un campo di battaglia, segnato da traumi e sofferenze. Si esplora la relazione tra corpo e mente, ed è ben messa in evidenza la sensazione di ingabbiamento in un corpo che non si riconosce più, così a pag. 11 leggiamo "La spoglia dormiva nel mio letto!/ il corpo/ sbarrato a croce da punti interrogativi/ come una landa che non/ conosce traccia."
La poesia pone in evidenza la sensazione di estraneità verso sé stessi, come si legge in Risveglio (pag.7): "La spoglia che dorme nel mio letto/ era dislocata!". Questa dislocazione si manifesta come una frammentazione dell'identità, come si legge in Evitarsi: (pag.15) "La spoglia dislocata/ nel mio letto/ era frammento di un’ombra/ che ridiventava di nuovo ogni volta/ un intero me". All’interno dell’opera sono ben presenti la sensazione del vuoto interiore e la mancanza di identità che affliggono la persona depressa. L'identità diventa precaria e instabile, come si comprende nei versi di pag. 14 "furti di immagini senza volti ad avvolgere destini senza storie/ scimmiottando presenze senza scarpe da mattina a sera". L'identità è percepita come una trappola velenosa tanto che a pag.9 leggiamo: "e il nome,/ una trappola/ una trappola in stato di grazia/ premiale come fiore velenoso/ che/ si schiude sull’osso".
Nell’opera la poesia stessa diviene oggetto di riflessione. La poetessa, infatti, mette in discussione la capacità del linguaggio di esprimere appieno la sofferenza interiore e la complessità della depressione, così a pag. 20 leggiamo "baratti di idee sul baratro/ della lingua:/ “devono farsi male/ per aver qualcosa da dirmi/”. E addirittura a pag. 29, a chiusura dell’opera e dell’epilogo troviamo “Ma non è questo che/ volevo dire!" che mette chiaramente in evidenza la difficoltà, quasi l’impossibilità di comunicare il proprio stato d'animo rappresentando quindi il senso di isolamento e incomunicabilità provato dal depresso e nello stesso tempo la difficoltà del poeta di rappresentare ed esprimere il suo intendimento.
Nonostante l'oscurità, però, c'è un'implicita speranza di connessione e comprensione (“non cedere di amare /mi sono allontanata/solo per un momento!” pag. 28), la speranza in una possibile via d'uscita dalla solitudine e dall'isolamento. Vi è una sorta di lotta costante, una guerra contro sé stessi come esemplificato in: "complottava con sé stessa/ contro di sé, contro l’io, contro il me:/ “a chi ruberò/ me stessa/ in nessun luogo? / tu debitrice d’ anime/ e di specchi/ sai che c’è una tua assenza/ che mi preoccupa/ quando galleggio in te”."
In conclusione possiamo dire che l’opera di Lucia Triolo non solo è una raccolta poetica intensa che offre uno sguardo penetrante sull'esperienza della depressione, ma è anche una testimonianza della forza e della fragilità dell’animo umano di fronte alla malattia mentale.

Comments