L’interruzione di Antonio Bux
collezione quaderni di poesia “Le gemme” n. 32 - 2023 (Ed. Progetto Cultura)
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ISBN 978-88-3356-
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Sono scettico riguardo i pianeti
preferisco il soffiare del vento
ma pure quello mi lascia perplesso
non viene da un corpo terreno
ha rumore di vita scomparsa.
Così come il mare, il mare disteso
a spirale di onde su onde, con onde
già smosse ancora prima del mare.
E poi il sole il suo illuminare, pare dica
da questa parte c’è un’altra porta.
D’altronde anche quello che vedo
di me non importa, l’eternità
che si vuole altrove, la sento vibrare
tra le parole e tutto il mio interno.
È il mio interno che mi fa dubitare
il colore del sangue e il cuore.
Perciò sono scettico a dire
se sono io ora quello che sento.
*
Voglio ricordarmi dei nespoli in aprile
del loro dormire sottile il mio prato
e voglio il mio prato sentire ogni ramo
come fosse aldilà nel vento toccarli
e imparare il nome del legno.
Tutto ciò che voglio è stare svegliato
per il dono dell’aria avere una bocca
e parlare per mia radice parlare dell’aria
che ha eco dentro il respiro.
(Ma a dire il vero voglio soltanto nel mare
chiudere gli occhi e poi lentamente
più lentamente essere l’acqua).
Voglio che d’acqua sia il solo luogo
e le parole mie il credo del cielo.
Tutto questo lo voglio per gli altri.
*
Accade che l’occhio si spogli
e l’azzurro sia solo il suo buio.
Guarda come la terra muove nei fiumi
il pensiero di essere terra la luce
del sole il sole già grande.
Dopo la luce non accade più niente:
si mostra la terra uguale alla morte
tu la guardi con occhi rovesci
e il sole è l’azzurro lontano
(il lontano presente il buio tuo ora
se accadi per essere terra o pensare
come un fiume dopo si perda).
L’azzurro dell’occhio spoglia già grande
il pensiero rovescio uguale che scorre.
Guarda cosa perdi per la morte del sole.
*
Cosa pensi la creazione della vista
è per luce che abbaglia le case
e l’estate è la porta del sole
dove pensi l’amore tuo sempre
creato solo per essere amato.
Perciò lungo il corpo di una stella
pensi alle lunghe corse celesti
sulle sponde dei venti tra gli aranci
ma era solo sabbia negli occhi.
(Così gli occhi pensano lo sguardo ricrea
il mare alle tue gambe quei volti
di giovani estati lasciate a bruciare).
È creazione di un amore per abisso
torna sempre dove sei stato.
Dove sei ancora mare che guarda.
*
Non tocco nulla che sia solo un volto
se mi dico aspetta sia il vento a parlare
e il vento cambia parlando i ricordi
ora che un ramo mi dice la terra
perché è solo terra il segreto di stare.
È la bugia più lunga del mondo
se questo cielo mi guarda e tramonta
sul volto poi accade di nuovo
così guardo il tramonto chi tocca.
(Allora cos’è bugia la parola che il vento
nidifica in sé stesso e domani
sarà parola per un altro o silenzio?).
Non perdo nulla di tutto questo se ascolto
me stesso con la lingua del corpo.
In questo corpo che il volto è bugia.